lunedì 27 aprile 2009

Brevi cenni dell'imperialismo

Brevi cenni dell'imperialismo

Introduzione
Con questo mio testo vorrei dare un' idea generale dell'imperialismo anche ai meno esperti in materia. Sono stati evidenziati solo pochi aspetti, principalmente i più facili da capire. Buona lettura!


La mondializzazione dell'economia ha portato enormi vantaggi per la classe proprietaria del mezzi di produzione. ovunque questa classe, per mantenere alto il suo profitto derivato dalla sfruttamento del lavoro, ha dovuto necessariamente estendersi dall'europa, continente in cui il capitalismo era divenuto "maturo", ad altre terre fino ad allora inesplorate. in quei luoghi questa classe, la classe dei capitalisti, ha imposto la cosiddetta civiltà, dividendo in classe i popoli indigeni, e, di conseguenza, creando un apparato statale. il basso costo della forza lavoro in questi paesi, prima esplicitamente dipendenti dalle grandi potenze capitalistiche, mentre ora in un modo più velato, permette ai capitalisti di continuare a guadagnare tanto. rovesciata la vecchia società feudale, la classe dei capitalisti, la
borghesia, ha abbattuto i confini nazionali di paesi che prima soddisfavano i loro bisogni in modo autonomo e ha reso loro dipendenti l'uno dell'altro, in modo che una nazione, per non perire, debba adottare la
divisione in classi antagoniste della società. ma questo fu solo l'inizio dopo circa un secolo di capitalismo "puro", dove trionfava la libera concorrenza, iniziarono a formarsi monopoli, cioè unioni di molte aziende, i quali abolivano non formalmente ma di fatto la libera concorrenza, in quanto le aziende da sole, che avevano annichilito la manifattura, furono costrette a unirsi in un modo o nell'altro ai monopoli, per non essere annichilite a loro volta; tutto questo all'inizio del 1900, e quest'ultimo stadio di capitalismo morente persiste ancora oggi. così come le grandi potenze capitalistiche si spartiscono il mondo in territori di influenza, così fanno i monopoli. ciò che ha creato i monopoli è la concentrazione del capitale e della produzione. la ricerca del profitto dei capitalisti ha provocato un rapido sviluppo della tecnologia per migliorare la produzione; con lo stadio di produzione a cui è giunta ora la società capitalistica, si potrebbe far scomparire la fame nel mondo in un sol giorno, se si volesse, ma questo è contrario alla logica del profitto. la continua ricerca di ciò ha inoltre ovviamente sviluppato i mezzi di comunicazione e di scambio. quindi un determinato sistema economico in un società divisa in classi non può favorirle tutte. l'omologazione delle culture è una conseguenza della globalizzazione: ovunque viene imposta la cultura delle grandi potenze capitalistiche e si avvilisce la cultura delle nazioni assoggettate ad esse.

sabato 25 aprile 2009

Stalin, nemico del culto della personalità

Stalin, un nemico del culto della personalità


Testo apparso in "Gegen Die Stömung", organizzazione per la costruzione di un Partito comunista rivoluzionario tedesco, luglio/agosto 1996, in francese maggio 1998

http://membres.lycos.fr/edipro/page18.htm

Sin dal famoso e controverso "discorso segreto" di Kruscev al XX congresso del PC dell’Unione Sovietica nel 1956, un rimprovero assai noto mosso a Stalin è che egli avrebbe iniziato e imposto al partito un "culto della personalità" votato a lui stesso.

Non si può certo negare che circolassero in Unione Sovietica idealizzazioni e lodi a Stalin ridicolmente esagerate, come pure valutazioni troppo grandi e formali dei suoi meriti e della sua persona, che non di rado sfioravano la retorica.

Tuttavia Stalin era nemico di ogni forma di culto della personalità, e combattè sempre con insistenza l'idealizzazione di singoli individui.

« Lenin ci insegna che possono essere grandi dirigenti bolscevichi solo coloro che sanno sia insegnare agli operai e ai contadini, sia imparare da loro » (Stalin, "Domande sul leninismo", 1939, da noi tradotto a partire dall’edizione tedesca).

Egli ha parlato in modo molto autocritico del proprio lavoro e dei propri errori (vedi Opere di Stalin, Tomo I, la Prefazione dell'autore), combattendo esagerazioni e adulazioni.

Così, in una lettera del 16 febbraio 1938 indizzata alle edizioni "Djestisdat" (Edizioni del libro per bambini) accanto al Komsol, Stalin, interpellato in proposito, si oppose alla pubblicazione di un libro dedicato alla sua persona. Ecco il testo della lettera:

« Mi oppongo energicamente alla pubblicazione del "Racconto sull'infanzia di Stalin". Questo libro contiene innumerevoli affermazioni che non corrispondono ai fatti, deformazioni, esagerazioni e lodi immeritate. Gli autori finiscono per confondere i lettori, sono bugiardi (seppur, forse, in buona fede) e adulatori. So che queste considerazioni risulteranno dolorose per loro, ma un fatto resta un fatto. E non è questo il punto il più importante. Il punto il più importante è che il libro tende ad instillare nella coscienza dei bambini sovietici (e degli uomini in generale) il culto della personalità, il culto del dirigente, il culto degli eroi che non sbagliano mai. Ciò è pericoloso e nocivo. La teoria degli "eroi" e della "massa" non è una teoria bolscevica, ma una teoria dei socialdemocratici. Gli eroi danno risalto al popolo, lo trasformano da una massa in un popolo - affermano i socialdemocratici. È il popolo a dare risalto agli eroi – rispondono i bolscevichi ai socialdemocratici. Ogni libro di questo tipo aiuterà il lavoro dei socialdemocratici, e danneggerà l'insieme del nostro lavoro bolscevico. » (La lettera di Stalin, pubblicata nel 1953 nel "Voprosy istorij" (Domande della storia) N°11, è citata e tradotta da noi sulla base di J.W.Stalin, Werke, Erganzungsband 1929-1952, Berlino)

Stalin disapprovava comportamenti e atteggiamenti di sottomissione nei confronti della sua persona (così come nei confronti di ogni uomo) considerandoli cosa inutile, retorica intellettuale e non comunista. « Lei parla della sua "devozione" alla mia persona. Forse queste parole le sono sfuggite per caso. Forse. Se non è così, allora le consiglio di sradicare il principio stesso della "devozione" nei confronti delle persone, perché ciò non ha nulla a che vedere con il pensiero bolscevico». (Stalin, Lettera al compagno Schatunowski, 1930, tradotto da noi sulla base di Werke, Band 13, p. 17)

Anni dopo, nel 1946, egli scriverà al colonnello dell’Armata Rossa professor dr. Rasin, che aveva lodato con esaltazione l’operato di Stalin nel respingere gli attacchi della Wermacht nazista all'Unione Sovietica: « Persino l’orecchio è ferito per le lodi a Stalin, è semplicemente penoso leggerle. » (Stalin, risposta, 23 Febbraio 1946, pubblicata nel "Neue Welt", quaderno 7, aprile 1947, p.23-25, tradotto da noi sulla base di Werke, Band 15, p.58)